Ho da poco terminato un corso di formazione di 4 giorni corso sul “Capire meglio gli altri e le loro necessità, comunicando in modo più persuasivo ed efficace.

Tutti i partecipanti erano interessatissimi all’idea di imparare e utilizzare correttamente gli argomenti e le modalità comunicative evidenziate. Ma ad un certo punto del corso, due di questi hanno espresso, e con rammarico, l’opinione che “non era facile fare quanto mostravo in aula”, che significava esprimendo più correttamente il loro concetto: “accidenti lo vorrei fare anche io ma temo che non sia facile per me: con le mie limitate conoscenze e capacità, saperlo fare mi pare troppo difficile!”. Mostrando quindi il timore di non essere in grado o di non riuscire a farlo, per via delle percepite difficoltà. E  questo è l’argomento di questo scritto: la “percezione di cose difficili da fare”.

Alle persone che in aula hanno espresso il timore di non essere all’altezza o di non essere capaci,  in sintesi, ho risposto in questo modo:

  1. le cose più difficili della nostra vita le abbiamo già imparate e le sappiamo già fare e anche bene per di più, anche se non ci ricordiamo e diamo per scontato sia che le sappiamo fare, sia che sono facili di fare. Queste cose difficili e assai complicate che abbiamo già imparato a fare bene, sono: A) imparare a parlare, ovvero imparare ad attribuire correttamente a ogni oggetto il singolo nome che lo rappresenta, apprendendo anche a conoscere e utilizzare in modo appropriato il significato di ogni singolo vocabolo che conosciamo; B) apprendere ad utilizzare in modo appropriato e corretto la nostra lingua; C) imparare a stare eretti e in equilibrio, e quindi saper stare in piedi; D) imparare a camminare e a correre; E) tutto il resto che è venuto dopo.
  2. le cose che oggi ci sembrano difficili da imparare, ci appaiono come difficili solo perché sono nuove per noi. Del resto: era facile o difficile l’imparare a guidare l’auto? (All’inizio dell’apprendimento la percezione di molti è stata: “non imparerò mai a guidare quest’auto e tantomeno a posteggiare”, salvo poi, facendo un po’ di pratica – e neanche molta in verità -cambiare radicalmente opinione mentre imparava ad utilizzare in modo corretto la pedaliera e, addirittura, a saper posteggiare correttamente in uno spazio ristretto. Quindi è difficile o molto difficile imparare? Assolutamente difficile prima di aver fatto una certa pratica, assai facile dopo aver conseguito quelle abilità che la pratica permette di sviluppare). Com’è stato quindi imparare a camminare, parlare o guidare correttamente un’auto? DIFFICILISSIMO! Naturalmente prima che divenisse assai semplice grazie all’applicazione, alla ripetizione e alla nuova ripetizione. E com’è oggi? FACILE E SEMPLICE. Ognuno di noi lo fa in modo abbastanza automatico e senza neanche pensarci.
  3. Le cose nuove sono di solito definite e percepite come complesse e difficili da imparare …… finché non diventano, e per ripetizione e per abitudine,“facili”. E per apprendere bene una capacità, e trasformarla in abitudine,  ci vuole un periodo di applicazione compreso fra i 21 e i 30 giorni
  4. E quindi se vuoi diventare bravo nel fare una cosa, impegnati e comincia a farla e falla possibilmente bene per almeno 30 giorni.

Sulla scorta di queste riflessioni ho ripreso l’articolo:

Cose Facili e Cose NON Facili da Fare: Allenarci in Modo Efficace e Produttivo, che è visibile qui:  http://milanogolf.it/coaching-e-psicologia-del-golf/cose-facili-cose-facili/

Questo articolo contiene anche il filmato in cui il famoso allenatore Julio Velsasco illustra un concetto piuttosto importante per l’apprendimento, ovvero:

non esistono attività o cose che sono facili o che sono difficili, esistono però attività o cose che ognuno di noi sa fare o che NON sa fare, che siano nuove, o che NON lo siano.

Consiglio vivamente la lettura di questo articolo, che fra l’altro sottolinea anche che:

1)      l’apprendimento di una abilità è un processo diverso e più lungo rispetto all’acquisizione di una tecnica.

2)      l’apprendimento spesso dà anche sensazioni di disagio, e anche di frustrazione, quando si tenta di apprendere abilità.

Per quanto riguarda l’essere vincenti è importante anche considerare che:

A)      la chiave per migliorare sta nell’acquisizione sia della tecnica che dell’abilità “psicologica”;

B)      la tecnica viene sempre acquisita prima dell’abilità psicologica;

C)     si può avere un’ottima tecnica e non acquisire mai l’abilità psicologica;

D)     l’eccessiva acquisizione intellettuale (tecnica) tende a mettere in ombra l’apprendimento pratico (abilità psicologica);

E)     …………. e via dicendo in

http://milanogolf.it/coaching-e-psicologia-del-golf/cose-facili-cose-facili/

Buona lettura.

Articolo a cura di: Dr. ARMANDO PINTUS – PSICOLOGO COACH E FORMATORE 

  • Ho oltre 30 anni di esperienza come Psicologo Coach e Formatore per persone, sportivi, professionisti, imprenditori e anche dirigenti di aziende del calibro di TIM-Telecom, Eni, Intesa San Paolo, Sandvik.
  • Lavoro soprattutto a Milano nel mio studio oppure “a distanza”, facendo sessioni telefoniche o con Skype con chi si trova lontano da Milano.
  • Ho iniziato a operare come “coach” molti anni fa, negli anni 90, quando questo termine in Italia ancora non veniva utilizzato. Faccio parte della Società internazionale “The International Society for Coaching Psychology (ISCP)” e dal 1991 sono Presidente di CSR Formazione e Coaching.
  • Oltre ad essere abilitato e con un percorso pluriennale come Coach, sono laureato in Psicologia e da 30 anni lavoro abbinando le competenze di coaching psicologico con le conoscenze che ho nell’ambito di temi quali lo sviluppo delle prestazioni, capacità e risultati.

Se svuoi stare meglio, avere più risultati e successo …. e magari realizzare meglio i tuoi sogni personali e professionali contattami direttamente via mail a.pintus@coachingmilano.com o al n. 335-482122: sarò lieto di aiutarti personalmente.

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